martedì, agosto 08, 2006

 

La virtualizzazione delle vite, la cancellazione virtuale, l'inesistenza.

Quello a cui stiamo assistendo, in questo periodo, è il passaggio da una società materiale ad una società virtuale. Il processo è tuttora in corso e vede sul campo grossi interessi finanziari. Le grandi società della cosiddetta new economy (Google, Yahoo, Vodafone ecc. ecc.) sembrano collegate a raggiungere, mediante un'imponente utilizzo di capitali, i medesimi obiettivi: catturare informazioni. Cosa hanno di così importante e a che cosa servono queste informazioni? A prevedere una tendenza a condizionare scelte a costruire strategie politiche e di marketing. Queste informazioni hanno quindi un valore, grosso o piccolo, dipende dal momento e dalle circostanze. Per ora queste aziende che all'apparenza sembrano scollegate tra loro ma che nei fatti sembrano aderire a direttive dettate da un unico centro non fanno altro che offrire "gratuitamente" o a pagamento un servizio, nel contempo immagazzinano dati nel loro database. Questi dati, con ulteriori programmi, verranno poi rielaborati per trovare connessioni, congruenze o tendenze. Ogni volta che vi collegate a Google per trovare un argomento siete tracciati (si pensa che Google tracci i propri utenti da almeno 5 anni (dalla sua nascita insomma)), esiste quindi un vostro profilo con i vostri gusti e attività, esistono milioni di profili che analizzati nel lungo periodo offrono informazioni impensabili e potenti. Con l'abbandono della carta moneta a favore della moneta elettronica, dei documenti di riconoscimento a favore di microchip si avranno più precise informazioni sugli spostamenti, consumi, spese ed introiti ecc. ecc.

Pensate quale potere immenso ha quella società che possiede le informazioni riguardo alle abitudini e le scelte di miliardi di persone e che potere enorme ha questa società sopranazionale di cancellarvi con un "democratico" "delete" da tutte quelle agevolazioni telematiche che nel futuro saranno indispensabili per il normale vivere. E' come morire. Cancellare con un tasto i vostri pensieri come fa Google con questo modesto blog di sinistrasociale.blogspot.com non indicizzandolo nel suo motore di ricerca. Chi non è indicizzato, anche se si esprime liberamente, è come se non ci fosse. Per arginare tale tendenza, per ristabilire una qualche democrazia almeno parziale, occorre:

1) o intraprendere e studiare il progetto un motore di ricerca indipendente (con costi elevati di server, gestione ecc. ecc.)

2) o pensare, costruire e implementare delle reti democratiche domestiche a contenuto condiviso simili al peer to peer senza server (per condividere anonimamente contenuti anche censurati).

Come sempre il sistema organizzativo piramidale (sever, consigli d'amministrazione, segreterie partito ecc. ecc.) determina distorsioni preoccupanti nella fruizione della libertà di pensiero e d'azione. Occorre spezzare questa morsa creando reti informative autoorganizzate a più livelli a modello degli ecosistemi esistenti in natura.


lunedì, maggio 29, 2006

 

Il denaro ‘sterco del demonio’

Questo testo è interamente costruito usando liberamente, come in un ‘puzzle’ che in 4 pagine cerca di riassumerne 300, brani di uno splendido libro di Massimo Fini dal titolo appunto “Il denaro ‘sterco del demonio’ - storia di un’affascinante scommessa sul nulla”, Marsilio Editori, Venezia 1998, pp. 289.

(STORIA DI UN’ AFFASCINANTE SCOMMESSA SUL NULLA)

Da utile mezzo è diventato fine, da servo si è fatto padrone, crediamo di maneggiarlo ed invece ci manipola, crediamo di usarlo ed invece ci usa, crediamo di muoverlo ed invece ci fa muovere, anzi trottare, crediamo di possederlo ed invece ci possiede.
Inoltre, considerato globalmente, il denaro ha raggiunto un tale stratosferico volume e lo abbiamo caricato di tali aspettative che, prima o poi, gonfiato a dimensioni oniriche, imploderà con conseguenze devastanti.
I teologi, cristiani e mussulmani, sono sempre rimasti impressionati dalla capacità di possessione del denaro e dalle devastazioni che può compiere nell’animo umano.
Più laicamente i marxisti più ortodossi l’hanno dannato perché sarebbe ‘lo strumento per appropriarsi del lavoro altrui’. Gli psicoanalisti lo apparentano allo sterco, per il piacere che se ne trae sia nell’espellerlo che nel ritenerlo. Ma se è sterco è uno sterco molto speciale, trascendente e metafisico: è, per dirla con Lutero, lo sterco del Demonio.
...(continua)

martedì, maggio 16, 2006

 

In-formazione

Comunicare, etimologicamente, significa mettere in comune. Ma che cosa si mette in comune? Una informazione. Sempre secondo l'etimologia, una informazione è una messa in-forma. Bisogna allora domandarsi che cos'è la forma. Essa rappresenta ciò che un insieme aggiunge alla somma degli elementi che lo costituiscono. Ciò che aggiunge sono le relazioni. La messa-in-forma risulta dunque dalle relazioni che si stabiliscono in un certo ordine tra gli elementi di un insieme. Quando comunicate un'informazione, cioè tentate di mettere in comune con un'ascoltatore un'informazione, state per mettere in forma il cervello del vostro interlocutore che da allora conserverà delle tracce che lo trasformeranno conformemente a quanto voi vi attendete da lui. Immaginate ora il tipo di relazione televisore, telespettatore. L'oggetto televisivo crea forme, quindi informazioni. Queste informazioni ripetitive mettono in forma il cervello del telespettatore più e più volte. La ripetizione continuativa di queste forme esercita e rende facile per il cervello stesso la propria messa in forma secondo il modello ripetuto. Ma paradossalmente non è questo il problema della comunicazione televisiva e di chi la controlla. Il problema sta nel contesto ovvero nella relazione tra oggetto televisione e telespettatore.

La struttura della relazione condiziona, a priori, qualsiasi tipo di informazione. In poche parole. Sì, è vero, la televisione e i suoi contenuti influenzano la forma mente dello telespettatore, ma lo stesso telespettatore è già modellato su di un tipo di “comunicazione” e “relazione” che lo incorpora come oggetto di manipolazione. Il pericolo vero e proprio del media televisivo consiste nell'azione di addestramento di miliardi di persone ad un atteggiamento passivo verso la realtà e le cose. La venuta in campo di nuovi mezzi di comunicazione più “democratici” rischia veramente di essere inutile. Lo vediamo qui in Italia dove, grazie ad una programmazione televisiva sovrabbondante durata decenni, la disgregazione sociale, l'inazione e l'abulia di pensiero continuano ad imperare.


martedì, maggio 09, 2006

 

Questioni di struttura

Con questo breve e intelletualmente modesto scritto intendo focalizzare l'attenzione sui modelli d'organizzazione. Come tutti i gruppi sociali, economici, religiosi anche i gruppi della sinistra si sono organizzati prendendo a prestito il modello maggiormente funzionante: quello gerarchico, militare o piramidale. Nella prospettiva di darsi struttura efficiente per abbattere o trasformare la realtà hanno scelto di imitare i modelli di struttura dominanti apportandoci qua e là aggiustamenti funzionali e soprattuto grande motivazione. Fin qui niente di male, è ovvio che non avendo altri modelli scelgo il più efficace. Il problema sussiste se la struttura dell'organizzazione determina la selezione della classe dirigente. In questo caso, a struttura gerarchica simile corrisponde simile classe dirigente. Se l'organizzazione politica che si definisce democratica imita il modello organizzativo gerarchico militare, aziendale, religioso, è da presupporre che ben presto la sua classe dirigente sarà molto simile ad una gerarchia militare, aziendale, religiosa, dove, si sa, la democrazia non è certo la prima regola. In aiuto, per rendere più esplicito questo concetto ci viene incontro l'informatica e la neurobiologia. Neuroni che si relazionano con altri neuroni nella medesima struttura di rete elaborano le stesse strategie, incontrano le stesse problematiche, trovano le medesime soluzioni o non soluzioni. Una struttura gerarchica quindi, sia in grandi gruppi che in gruppi più piccoli, determinerà simili risultati di struttura di pensiero che sarà determinante per la selezione del gruppo dirigente (capo, manager, vescovo, segretario ecc.). Se ne deduce quindi che se la sinistra vorrà effettivamente cambiare la realtà dovrà dotarsi giocoforza di una struttura differente dall'attuale. Ogni forza che si considera progressista che però continua a strutturarsi in maniera gerarchica non sarà altro che un ingranaggio del sistema, funzionale a mantenere l'ordine costituito e a stabilizzare la società. Quale struttura organizzativa sarebbe più idonea nella trasformazione della società? E' questo uno dei tanti quesiti che questo blog intende sviluppare con la vostra collaborazione.

domenica, aprile 30, 2006

 

Editoriale

"Sinistra Sociale, foglio di ricostruzione politica e umana", un nome un po' ambizioso dagli obiettivi ancor più ambiziosi per definire questo foglio di approfondimento sulle tematiche di una sinistra così poco rappresentata nel palazzo, quella sociale.
Abbiamo la sinistra riformista, la sinistra socialista, la sinistra alternativa, la sinistra radicale, la sinistra ambientalista, la sinistra antagonista ecc. ecc..
Vogliamo essere un punto di incontro e scambio tra due filoni di pensiero che di più hanno condizionato il secolo passato: il marxismo e l'ambientalismo.
Questo modesto foglio vuole essere libero spazio di elaborazione e riflessione.
Il futuro che ci attende è segnato da grossi cambiamenti sia economici che ambientali. Il nostro attuale modello di vita subirà notevoli scossoni e verrà probabilmente destabilizzato definitivamente a breve a causa di una crisi strutturale del modello di sviluppo legato essenzialmente ad alcune materie prime.
Le organizzazioni della sinistra sono preparate strutturalmente e culturalmente a governare questi cambiamenti, o, come sempre, saranno più preparate e più funzionali le ideologie conservatrici e reazionarie?
Quello che si assiste, ormai da decenni, nella sinistra italiana, è una capitolazione politica e culturale. Le formazioni partitiche e i loro vertici tendono ad essere autoreferenziali, si cerca di rappresentare interessi minoritari o di piccole lobby a discapito di interessi generali.
La funzione "rivoluzionaria" della sinistra ha fatto posto alla cultura della mera rappresentanza istituzionale.
Qualche decennio fa le forze progressiste riuscivano ad incidere sul territorio, a modificare le relazioni economiche, umane e ambientali; modificavano la società perché creavano modelli con valore aggiunto maggiore che lo status quo. Ora rappresentano solo lo status quo con la sua miseria e le sue paure.
In un periodo nel quale gli "organismi inferiori" si moltiplicano per scissione vogliamo fare controtendenza, riunire la pluralità dei pensieri per creare un pensiero più ricco di sfumature e più strutturato a definire la realtà e a consentire a chiunque di superarne i limiti.
Il nostro modesto contributo intende concentrarsi, almeno inizialmente, sull'analisi delle strutture organizzative, sulla comunicazione, sulle strategie.
Useremo un meta linguaggio, nel senso che non entreremo nelle polemiche delle fazioni, ma analizzeremo da un livello logico diverso le superstizioni, le cecità, le gerarchie, le abitudini della sinistra parlamentare per tentare di elaborare idee che superino tale impasse politico-culturale-organizzativa.


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